TIPS & TRICKS SULLA FOTOGRAFIA DI VIAGGIO

1. Scegliere strategicamente dove si passerà il tramonto

Può sembrare un’ovvietà, ma non lo è per niente 😉 Vedo troppe fotografie scattate di giorno con una luce iper contrastata ed accecante.

Quando sono in viaggio, pianifico prima in che città e con che vista/scenario passerò le ore subito prima e subito dopo il tramonto. Durante il giorno mi dedico ad esplorare la location, mentre porto a casa lo scatto finale durante:

a. La golden hour, ovvero l’ora che circonda letteralmente il tramonto (45 minuti prima e 15 minuti dopo che il sole cali), dove tutto assume toni dorati e rosati.

b. La blue hour, ovvero l’ora blu, l’ora che segue il tramonto del sole. Mi è capitato in alcuni paese e situazioni (ad esempio in Germania e Danimarca) che determinati posti avessero solamente la blue hour e non la golden.

2. Non avere paura delle nuvole, anzi, imparare ad aspettarle

Clouds are a girl’s best friend! Se ci sono nuvole in cielo io aspetto sempre pazientemente che ne passi una, perchè mi va ad ammorbidire ombre, neri e contrasti.

Altrimenti, se scegliamo di fare le foto sotto la randa del sole, l’effetto sarà questo:

Troppo nero, troppo contrasto. De gustibus, ma io preferisco una fotografia più armoniosa.

3. Comprendere la differenza tra luce di taglio (verticale, più drammatica) e luce soffusa (orizzontale, più morbida)

La luce orizzontale rende tutto più soft perché va proprio ad ammorbidire i contrasti.

La luce di taglio può essere usata invece per ricreare frames più drammatici e caravaggeschi.

PS Vi siete mai chiesti perchè nei camerini di Zara o negli spogliatoi della palestra ci vediamo malissimo? Perchè la luce è verticale e mette in risalto tutte le imperfezioni!

4. Sbizzarrirsi con lo sfocato… e lo sfocato inverso.

Io sono una grandissima fan dello “sfocato inverso” (termine inventato da me ma che rende benissimo l’idea, in my opinion), dato che conferisce un aspetto un po’ indie alle foto.

 Come fare lo sfocato inverso? E’ semplicissimo, basta NON mettere a fuoco il soggetto più vicino alla lente, ma quello più lontano (ad esempio lo sfondo).

a. Con il telefono: basta fare tap con il dito sulla parte che vogliamo mettere a fuoco;

b. Con la reflex: se abbiamo l’autofocus attivato, puntiamo il sensore verso la parte che ci interessa mettere a fuoco; se stiamo scattando con fuoco manuale, muoviamo la rotella fino a che non risulta a fuoco quello che ci interessa.

5. Non impallare i soggetti, ma anzi imparare ad isolarli

“L’impallamento” è uno scivolone che vedo fare non solo a tantissimi miei studenti ma anche a diversi fotografi professionisti quindi listen up!

Impallare un soggetto vuol dire appunto non isolarlo, confonderlo con altri elementi visivi dietro di lui.

In quanto fotografi abbiamo implicitamente il piacere ed il privilegio di dire ” guarda qui” quando mostriamo la foto al nostro pubblico. Ma spesso gli occhi (quando la foto è composta in maniera non efficace) gli occhi non sanno dove guardare, come in questa fotografia:

Se il mio occhio non sa dove guardare, io (utente) immediatamente mi irrito e provo frustrazione.

Tutti noi abbiamo in archivio foto impallate che “non dicono nulla”. Magari al momento dello scatto avevamo ottime intenzioni, ma la foto non ci è uscita. Non siamo riusciti a disimpallare il soggetto.

Ma impariamo ora come isolarli questi soggetti (ovvero come dire implicitamente al nostro pubblico “guardate qui”).

a. Ponendo il nostro soggetto (persona o oggetto) su uno sfondo neutro. A volte siamo fortunati ed è già posizionato bene, altre dobbiamo spostarlo (o spostarci) noi.

b. Sfocando lo sfondo. Sfocando il background “stacco” il soggetto da quello che c’è dietro e creo maggiore profondità.

Con il telefono: metto a fuoco la cosa più vicina a me o, quando possibile, uso la modalità ritratto se non mi da un effetto troppo fake. Il telefono, è risaputo, appiatisce molto le fotografie, quindi se voglio una bella profondità di campo è meglio affidarsi ad una macchina fotografica con lente molto luminosa.

Con la macchina fotografica: apro al massimo il diaframma, anche fino al arrivare a f2.8 o f.1.8. Se ho uno zoom, lo spingo al massimo (facendo magari qualche passo indietro).

c. Girando intorno al soggetto. L’angolazione può fare la differenza tra uno scatto mediocre ed uno molto efficace, come puoi vedere in queste due foto.

d. Usare la luce di taglio proprio come se fosse un faro sul mio soggetto.

 

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